È il caso di un ricercatore di fisica all'università di Roma. "Una mattina di primavera scorsa stavo andando al laboratorio dove lavoro" ci racconta "quando ho intravisto con la coda dell'occhio una strana vettura dalla quale spuntava una specie di periscopio rotante". Lui è un tecnofilo convinto che si occupa anche, con ironia della sorte, di tagging, ovvero quei sistemi informatici per etichettare le immagini e facilitare la loro ricerca. Aveva sentito parlare dello sbarco a Roma delle google-mobili e gli era venuta naturale l'associazione. Però non era sicuro, e tutto era finito lì.
"Poi ad autunno, quando il servizio è stato ufficialmente lanciato, mi sono ricordato di quel giorno e sono andato a controllare" racconta oggi. Ha digitato "Via dei Dauni 16, Roma, Italia" (fatelo anche voi) e si è trovato al primo colpo. Prima una figurina che camminava disinvolta, con una specie di terzo braccio che sporgeva dalla schiena. Poi zoomando si capiva che il bizzarro effetto ottico era solo la manica del giubbotto che marciava per fatti suoi. Stringendo ancora si intuiva quasi un sorriso, ineffabile, monalisesco. Ora invece ride davvero: "Lì per lì mi ha fatto un po' impressione sapere di essere stato fatto prigioniero di un database mondiale che tutti possono consultare. Ma poi ho pensato all'aspetto statistico della vicenda: conoscevo la loro politica di "mascherare" digitalmente i volti e mi sono sentito come un ago nel pagliaio umano, l'eccezione alla regola". È divertito, per niente arrabbiato. Tanta sportività deriva dal fatto di non avere niente da nascondere. "Fossi uscito, chessò, dalla sede di un partito politico o da una clinica medica magari l'avrei presa meno bene".
Probabilmente non è il solo a essere stato immortalato dagli obiettivi del colosso di Mountain View. Nessuno però si è rivolto al Garante della privacy per lamentarsene. "Siamo al corrente dell'esistenza potenziale del problema" dice il portavoce "e abbiamo già fatto vari incontri con i dirigenti italiani del motore di ricerca". Per evitare casi futuri le richieste, ribadite ancora poche settimane fa, sono di tre tipi: più garanzie sulla cancellazione veloce dell'ignaro malcapitato una volta che segnala il fatto all'azienda; migliorata affidabilità del software che scherma i volti; maggiore riconoscibilità dell'auto che periodicamente va in giro a scattare le foto. "La vettura deve avere loghi enormi e, se serve, segnalare anche in maniera sonora la sua presenza. Insomma, la gente deve poter accorgersi che qualcuno sta facendo istantanee che potrebbe vederli nel ruolo non richiesto di protagonisti" conclude il dirigente.
FonteLa repubblica .it
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