martedì 19 agosto 2008

Quell'oro blu che fa gola alla globalizzazione

Un cinese su quattro resta facilmente a bocca asciutta: bere un bicchiere per dissetarsi è un lusso, come rivela la mappa (in alto) dell’accesso all’acqua potabile, dove le nazioni più grandi sono anche le più assetate. L’oro blu diventerà un bene conteso nel tira e molla della globalizzazione. Capace di rivelare gli squilibri nel mondo. Quanti litri d’acqua servono per fabbricare un paio di jeans? Diecimila. E per un singolo hamburger? Più di 2 mila. A trovare una risposta per queste domande è stato John Anthony Allan, professore del King’s college di Londra: ha ricevuto un premio dallo Stockolm International Water Institute (Siwi) , che dal 17 celebra la settimana dell’acqua. In realtà si tratta di " acqua virtuale", un’idea semplice per mostrare a colpo d’occhio il consumo di risorse idriche impiegate nella produzione di alcuni beni e alimenti diffusi soprattutto nel mondo sviluppato, dalla bistecca (4500 litri) a mezzo chilo di formaggio (2500 litri). Sono cibi che difficilmente fanno parte della dieta base nei Paesi poveri. Anzi, se l’America latina fornisce oro blu in abbondanza, l’Africa ne è assetata. Differenze che rischiano di aggravarsi: entro il 2050 sarà necessario sfruttare il 50% di acqua in più. Eppure per più di due miliardi di persone water e lavandino sono un privilegio perché non hanno accesso ai servizi igienici elementari. Le conseguenze le spiega l’Organizzazione mondiale della sanità: inquinamento dell’acqua e della catena alimentare, contaminazione delle aree balneabili, diffusione di condizioni favorevoli per lo sviluppo di insetti in grado di diffondere malattie.
fonte: Panorama

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