In mezzo a campi di riso, dedicati al miglior sakè del Sole Levante, lontano dal cemento di Osaka e dalle sue industrie, in un Giappone verde come difficilmente si riesce a vedere e non lontano da Hiroshima sorge, a Yashiro, la più green delle fabbriche di Panasonic. Ma qui non si costruisce nulla, anzi si smontano e si recuperano apparecchi a fine carriera per necessità ambientale e per sperimentare nuovi business basati sul riciclo dei preziosi materiali contenuti nelle apparecchiature elettriche. Ed è qui, al Panasonic eco technology center, che i vecchi e grossi televisori con i loro enormi e pesanti tubi catodici in vetro iniziano una seconda vita.
I vecchi apparecchi scorrono lungo catene di montaggio, pardon di smontaggio, si smantella il mobile di plastica, e il materiale inviato a una raccolta differenziata ad hoc, si staccano i circuiti elettronici, e qui arriva la parte difficile perché sulle schede di vetronite c'è un misto di plastica e metallo che vengono separati solo dopo essere stati tritati e centrifugati. E i metalli ferrosi separati con magneti.
Il crt viene separato e il vetro può, dopo una bonifica, essere riciclato e trasformato in oggetti utili: dai parabrezza per auto alle piastrelle, dai rivestimenti edili alle bottiglie.
È dunque tutta nel vetro la seconda di un televisore. Anche in Italia sta aumentando in modo esponenziale la raccolta di vecchi apparecchi: nei primi 10 mesi dell'anno ne sono stati dismessi circa 1,8 milioni di pezzi, qualcosa come 36mila tonnellate. E di questa massa, di cui circa la metà è vetro, viene utilizzata anche nell'edilizia. E in futuro questa miniera di vetro si esaurirà: nei moderni flat tv lo schermo protettivo è in policarbonato che costa di meno, ma si usura e il suo riciclo non è così "eco friendly".
fonte: Il Sole 24 ORE
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