Finirà (forse) come sulla metropolitana di Londra: con una voce che ricorda ai viaggiatori «mind the gap», non cascate tra la piattaforma e il vagone, please. Solo che qui siamo sul Canal Grande, e il problema non è il vuoto, ma semmai un «pieno» inaspettato. Inaugurato da sole due settimane, il ponte della Costituzione firmato Santiago Calatrava non riesce proprio a scivolare, silenzioso e bellissimo, nella routine quotidiana. E all'architetto è toccato intervenire, su richiesta del Comune, per arginare la querelle. In una lotta all'ultimo adesivo.
Questa volta il testimone è passato ai pedoni. Che, banalmente, su quei gradini hanno iniziato a scivolare; già in parecchi sono finiti al pronto soccorso, dopo un passo falso sull'ultimo arrivato dei ponti veneziani. Il problema c'è. Tra i gradini dell'opera di Calatrava, alcuni hanno larghezza («pedata», in gergo) doppia rispetto a quelli che precedono e seguono. In questo modo fungono da «area di sosta» per chi sale con borse a carico, ma obbligano anche a cambiare ritmo della falcata. Inoltre, in quel punto il pavimento è diviso in tre «corsie»: vetro opaco (e ruvido) ai lati, pietra al centro. Le lastre di vetro sono tagliate orizzontalmente da una linea di giuntura, che replica il profilo dei gradini. Risultato: un passante distratto rischia di scambiarlo per un dislivello «normale», e l'attimo di smarrimento è garantito. È per farla finita con le critiche che il Comune ha scritto all'architetto. «Abbiamo fatto vari sopralluoghi, e lui ci ha fornito alcune indicazioni, le linee "in più" sono necessarie per questioni strutturali, ma interverremo con qualche segnaletica per i distratti; forse degli sticker a terra…». Mind the gap, appunto. Purché si non rovini la visione d'insieme.
fonte: Corriere della Sera
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