venerdì 31 luglio 2009

Un questionario svela che gli italiani non sanno i nomi di cosa mangiano

Saremo pure un popolo di buongustai con la forchetta sempre pronta. Ma gastronomicamente risultiamo anche un pochino somari, visti gli esiti del questionario sui prodotti tipici nostrani approntato dalla rivista specializzata Le Vie del Gusto con un campione di 1300 uomini e donne tra i 18 e i 55 anni.
Oltre la metà degli intervistati (il 59%) non sa cos’è il culatello. Per molti (21%) è il tenero fondoschiena dei bambini, per altri (17%) è un vezzeggiativo per lodare un bel lato B, bene che va un salume fatto col posteriore del maiale (12%). Se la passa male anche un altro pregiato insaccato. Il capocollo per un italiano su 4 è (lo dice la parola stessa) «la parte superiore del collo dell’uomo», per uno su 5 è un formaggio (forse perché fa rima con caciocavallo). O fantozzianamente un «capo che tiene il fiato sul collo ai dipendenti». Quanto al salame di Felino, orgoglio della cittadina vicino Parma, un italiano su 3 pensa sia un salume veneto a base di carne di gatto mentre un altro su 3 se lo immagina come un salsiccione a forma di micio. Non va meglio alla tinca gobba dorata, pesce gibboso scambiato per «un osso della gamba con una piccola protuberanza», insomma una tibia bozzuta. A qualcuno invece suggerisce il nome di un vino delle Langhe. Le gustose sarde a beccafico, specialità siciliana, per la metà dei nostri intenditori sono cucinate in salsa di fichi. Oppure essiccate come si fa con i frutti.
Il datterino non lo conosce quasi nessuno: più che un pomodoro la gente pensa sia un dattero molto piccolo o un dolce egiziano a base di datteri. La parmigiana, bontà di melanzane fritte, pomodoro e mozzarella, per il 40% è una ragazza di Parma. O un piatto a base di parmigiano. Un vero formaggio, ossia il Murazzano piemontese, viene preso per «un muro fatto male» o per un modo dialettale di indicare il muratore. Che il formaggio di Fossa si chiami così per la particolare stagionatura è scienza per pochi: per i più magari è fatto col latte delle mucche fassone. C’è confusione anche sui condimenti. L’acidità dell’olio d’oliva per tanti è un retrogusto acre e un difetto che rende l’olio aspro. E l’aceto balsamico si chiama così perché ci sono dentro delle erbe aromatiche e magari torna buono per il mal di gola. Il gastro-dizionario alternativo comprende tre ultime voci. Il barricamento (tecnica di invecchiamento del vino) è una fortificazione, la dieta mediterranea a base di pesce e il marchio «Docg» un partito politico. fonte: Corriere della Sera.it

5 commenti:

  1. Cara Mary, un po' ignorantella mi sento anch'io.

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  2. Ma no!!!!! il culatello, il salame felino, l'aceto balsamico.... mamma mia che appetito :D!!!!
    buona giornata carissima, e buon fine settimana!!!
    ciao
    Maria Rosa

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  3. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno, noi siamo dall'altra parte!!??!!??

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  4. Ciao Mary, scusa la mia latitanza ma è un periodo un po' ingarbugliato...
    Se vuoi passare da me c'è qualcosa per te!
    Baci

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