sabato 29 agosto 2009

Un Superenalotto per i contribuenti

EVVIVA il Superenalotto, che ci ha tolto dall’imbarazzo delle otto e mezza di sera di continuare una onorata vita da mezzi Fantozzi o trasformarci in billionaire. Ci hanno pensato a Massa (invidia). Ma detto questo, a giudicare dalla febbre che alimenterà ancor di più la rincorsa al jackpot, si è portati a credere che il Superenalotto sia il gioco più diffuso. Sbagliato. Quello che fa spendere più soldi. Di gran lunga sbagliato. L’anno scorso abbiamo puntato 47 miliardi e mezzo di euro su tutti i giochi gestiti dallo Stato, e di questi poco meno di due per centrare la sestina vincente. Solo due su 47. Gli altri miliardi arrivano dal lotto, dalle slot-machine (chissà perché le chiamiamo newslot), dall’ippica, dai gratta e vinci, dal totocalcio eccetera. Di questi due miliardi, la metà va allo Stato che per ogni euro giocato trattiene 49 centesimi e mezzo. Diciamo la verità: il vero vincitore è di gran lunga lui, l’erario, che attraverso le entrate si assicura risorse fresche da gestire. E senza darne conto ai contibuenti. Cosa sappiamo di come vengono impiegati i soldi del Superenalotto? Niente. Un miliardo di euro che entra nel calderone del bilancio dello Stato per uscire sotto forma di stipendi, infrastrutture, spese varie. Per esempio, nel caso del lotto, una parte dei proventi viene con trasparenza finalizzata al restauro del patrimonio artistico con tanto di elenco dei monumenti restaurati. Perché non allargare questa regola anche al Superenalotto? Consentirebbe di rendere più «democratico» un gioco che premia solo pochissimi fortunati con vincite stratosferiche e noi giocatori potremmo costituire una sorta di azionariato popolare per sognare — e non toglietecelo — ma anche realizzare. Magari redistribuendo in termini federalisti i proventi raccolti. Un’ultima considerazione: invece di pensare a un tetto alle vincite che tranquillizzi le coscienze, perché non mettiamo un limite agli introiti dello Stato? Fino a un miliardo vada all’erario, che lo gestisce con trasparenza per progetti specifici. Il resto serva per alleggerire la pressione fiscale. fonte: Quotidiano.net

5 commenti:

  1. Cara Mary, io non gioco mai, ma sono d'accordo con il post.

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  2. Io gioco pochissimo, solo il sabato solo per dire "chissà che sia la volta buona"
    Buona domenica Stella :X

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  3. Sono perfettamente d'accordo con te! si sapesse dove vanno a finire i soldi...
    un abbraccio
    maria

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  4. L'idea è giustissima, ma attuarla...
    Mi hai fatta ridere per quanto hai scritto su Gere! Ma è la verità!
    Cinzia

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  5. Ma sai Cinzia che volere è potere! :D:D

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